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Cocaine-La vera storia di White Boy Rick – Recensione

Cocaine-La vera storia di White Boy Rick – Recensione

By Sonia Arpaia

Ci sono modi facili per fare un film “sulla droga”, stereotipi gomorri e suburri già usati, strade già battute, roba che ti spacciano per pirotecnica e poi magari ti trovi a vedere la solita sbruffonata senza senso. Poi ci sono film come “White Boy Rick” (che i distributori italiani hanno rititolato in maniera più o meno discutibile “Cocaine – La vera storia di White Boy Rick”), film che invece scelgono strade laterali, si avvicinano alla questione in maniera più lenta, ma non meno efficace, anche perché non parlano solo di droga. “White Boy Rick” racconta di quanto sia difficile stabilire chi siano i buoni e i cattivi, soprattutto se sei un “bifolco” adolescente che abita a Detroit a metà degli anni ’80, mentre intorno a te si moltiplicano le “crack house” e i disperati che si sbattono per trovare una dose.

La storia è quella vera, quella di Rick Wersh Jr, che in quegli anni – attenzione che da qui potrebbero arrivare gli spoiler – diventa a 14 anni un informatore dell’FBI per salvare suo padre (altro bifolco che però fa i soldi smerciando e modificando armi, alle gang ma non solo) dalle pressioni dei federali. Non solo. White Boy Rick – il soprannome lo prende infiltrandosi nelle gang di neri che gestivano lo spaccio – decide che invece di accontentarsi degli spicci – anche se sono spicci che regalano collanoni d’oro e tutto il contorno di “street credibility” – tanto vale giocare in un campionato da professionista e puntare al soldo grosso mettendosi in proprio e una volta che i capoccia finiscono dentro. E tutto questo prima di compiere 16 anni. Il problema nasce quando i “buoni” decidono che ormai non serve più, anzi visto che sta per essere coinvolto qualche “papaverone”, meglio buttarlo in galera a vita. Diciassette anni e un ergastolo, con nessuna possibilità di uscire o di avere una alternativa: la storia vera di quanto possa essere orribile il sistema giudiziario e penitenziario americano. Rick Wersh Jr solo lo scorso anno è riuscito a ottenere un permesso per uscire, dopo trenta anni passati in un carcere e una vita bruciata. Purtroppo suo padre non è riuscito a vederlo fuori dalla gabbia, visto che è morto un anno prima e due prima che uscisse il film basato sulla sua vita.

Una marcia in più al film la danno gli interpreti della famiglia Wershe: il giovane Richie Merritt (Rick Jr), con i suoi baffetti da adolescente e un malinconico sguardo persistente, Matthew McConaughey nel ruolo del padre, tormentato, perdente, testardo, ostinato, Bel Powley (Dawn), la sorella perduta e ritrovata.

Facile vedere nel “degrado” un obiettivo da distruggere, comodo individuare quali siano le cause di questo “degrado”, meno conveniente trovare soluzioni concrete: come impara White Boy, non hai bisogno di pensare alla risposta giusta, quando sai che ce n’è solo una.

 

Paolo Giannace

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